Body Shaming al Contrario: Quando un Fisico Allenato Diventa un Bersaglio

Campione Italiano di bodybuilding

Body Shaming al Contrario: Quando un Fisico Allenato Diventa un Bersaglio

di Roberto Eusebio, Personal Trainer

 

 

Campioni Natural bodybuilding Roberto Eusebio
Campione di bodybuilding Roberto Eusebio

 

Con l’arrivo dell’estate, le spiagge si riempiono. Ed è proprio lì, tra ombrelloni e sdraio, che si manifesta un fenomeno tanto assurdo quanto diffuso: il body shaming verso chi ha un fisico scolpito.

Sì, avete capito bene. Non parlo del classico body shaming rivolto a chi è in sovrappeso — purtroppo ancora troppo presente — ma di quello rivolto a chi si è allenato duramente, con costanza e dedizione, per costruire un corpo armonico e muscoloso. Il cosiddetto “fisico da palestrato”.

Il paradosso del corpo curato

È curioso, ma quando ci si presenta in spiaggia con addominali scolpiti, spalle larghe e postura fiera, non si ricevono automaticamente complimenti. Anzi, capita spesso l’opposto: sguardi infastiditi, battute ironiche, commenti sprezzanti.

“Eh, questo vive in palestra.”
“Chissà cosa si prende per essere così.”
“Ossessionato dal fisico, non ha una vita.”
“Troppo pompato, poco naturale.”

Ecco, tutto questo è body shaming, ma in una forma più subdola e culturalmente accettata. È il giudizio verso chi ha fatto una scelta precisa: prendersi cura del proprio corpo, con sacrificio e disciplina.

Lo standard normalizzato: pancetta e fianchetti

Viviamo in una società che predica l’accettazione del corpo, ma spesso solo fino a un certo punto. Sembra che ci sia una soglia invisibile oltre la quale l’impegno viene etichettato come “eccessivo”.

Se hai la pancetta, sei “normale”. Se hai i fianchi morbidi, “sei come tutti”. Ma se hai un fisico scolpito, improvvisamente diventi “troppo”, “esagerato”, “finto”. E questo è un paradosso.

È come se il benessere fisico ottenuto con impegno fosse una colpa da espiare. Come se la forma fisica fosse accettata solo se imperfetta, purché rientri nello standard di mediocrità collettivo.

Allenarsi non è vanità: è rispetto di sé

Chi fa body building con testa, equilibrio e conoscenza non lo fa per vanità, ma per amore del corpo, per salute, per disciplina. È una scelta di vita, non un capriccio estetico.

Allenarsi, nutrirsi in modo consapevole, dormire bene, studiare la fisiologia umana: tutto questo è ben lontano dall’ossessione. È una forma di rispetto per se stessi, ed è un lavoro continuo — fisico e mentale — che andrebbe riconosciuto, non deriso.

Io me ne frego. Ma non tutti possono.

Personalmente, con l’esperienza che ho maturato in tutti questi anni di lavoro nel settore e grazie al mio percorso, non mi lascio minimamente toccare da certi commenti o giudizi superficiali. So quanto vale ogni singolo risultato ottenuto con costanza, sacrificio e disciplina.

Ma non tutti hanno la stessa forza mentale. Ci sono ragazzi e ragazze che iniziano a prendersi cura di sé, magari dopo periodi difficili, e si trovano ad affrontare giudizi gratuiti e sminuenti proprio quando cominciano a costruire autostima.

È per loro che parlo. È per loro che questo fenomeno va denunciato.

Uscire dal pregiudizio

Chi deride un fisico allenato spesso lo fa per insicurezza, per invidia o per ignoranza. Non c’è nulla di male ad avere un corpo non scolpito, ma c’è molto di sbagliato nel giudicare chi ha fatto una scelta diversa dalla propria.

Il vero progresso culturale arriverà quando riusciremo a liberarci da questi doppi standard: quando il body shaming sarà riconosciuto in tutte le sue forme, anche quando colpisce chi ha un fisico allenato.

Perché prendersi cura di sé non è una colpa. È un diritto. E anche un esempio da seguire.

Roberto Eusebio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *